Escursionismo

Gli amici della sezione CAI di Sesto Fiorentino hanno pubblicato sul loro sito un bel resoconto della loro esperienza sulle Dolomiti Friulane
Al link:

https://www.caisesto.it/resoconto-gita-sulle-dolomiti-friulane/

Una camminata sul sentiero Italia : 4 mesi di libertà sotto il cielo variegato, a tu per tu con la terra.

(martedi' 24 maggio '22 - venerdì 23 settembre '22)

Tante sono state le motivazioni che ci hanno indotto ad intraprendere questa meravigliosa avventura: l'amore per la Natura, la voglia di metterci alla prova nonostante l'età (io 74 anni, Laura 55), il prenderci la libertà di camminare lungo sentieri sconosciuti, tratturi, strade, pietraie, che fanno da cornice agli Appennini e alle Alpi. Un mondo meraviglioso di alberi, vallate, prati, borghi pittoreschi abitati e frequentati dall'uomo dai primordi della civiltà, da animali da lui addomesticati, da altri selvatici, sotto cieli ricamati dal volo di uccelli e colorati da aurore e tramonti. L'idea iniziale era quella di partire da Bocca Trabaria (appennino toscano) e risalire da lì lungo appennino e alpi fino a tornare a casa nostra in Carnia. Abbiamo invece purtroppo deciso di "saltare" la Liguria per due motivi: il primo perché non si sapeva con certezza se avrebbero riaperto i tratti di sentiero chiusi a causa della peste suina e perché alcuni punti tappa nel settore della Liguria orientale non garantivano l'apertura......Al posto della Liguria siamo quindi rimasti in appennino sostituendo l'AVML con la famosa Via degli Dei, traversata da Bologna a Firenze (molto turistica e molto ben organizzata per l'escursionista), continuando a traversare da Firenze a Siena nel Chianti (molto bello ma abbiamo incontrato troppo asfalto) e andando a prendere il Sentiero Italia CAI all'altezza di S. Sepolcro.
Da lì siamo risaliti lungo la vecchia GEA (che coincide col SICAI) fino a tornare a Firenze, chiudendo così un anello appenninico. Da Firenze ci siamo spostati con i mezzi pubblici fino al colle del Melogno dove abbiamo ripreso il SICAI che non abbiamo più abbandonato fino alla Val Formazza (il SICAI in questo tratto alpino coincide con la GTA del Piemonte, che quindi abbiamo percorso integralmente). A questo punto abbiamo organizzato un transfer fino a Pasturo (Lecco) dove abbiamo ripreso il SICAI che attraversa le Orobie per poi proseguire verso le zone più conosciute del trentino e siamo "sbucati" al passo del Falzarego, dove abbiamo deciso di rientrare a casa con un po’ di anticipo causa meteo avverso e dove abbiamo chiuso il "grande cerchio" cominciato esattamente 4 mesi prima nel punto dove avevamo preso l'autobus per Bologna.
Durante questa esperienza la Natura si è offerta a noi in tutti i suoi molteplici aspetti. Una "full immersion", come direbbero gli anglosassoni, offre le sensazioni più disparate, dalla pace tranquilla e magica di una foresta al profondo senso di rispetto nei suoi confronti, una volta giunti al suo cospetto ad armi pari: senza auto, senza scure né mezzi meccanici aggressivi: così come siamo, appena protetti da un paio di scarponi e da ciò che è essenziale riposto nello zaino. Solo in questo modo può aprirsi il dialogo, ma prima è necessario superare la fatica! Come? Anestetizzandoci con i suoi profumi, con gli infiniti aspetti della sua bellezza senza abusare di Lei, come si farebbe entrando nella casa del nostro più caro amico, con passo leggero, respirando a pieni polmoni, un po’ come entrare in trance.
Così fino al punto da noi sperimentato di non sentire più fatica, disagio e sconforto. A questo stadio si arriva per gradi, non facilmente, così che sudore (copioso, vista l'estate incredibilmente calda che ci è toccata!) e fiatone (con gli zaini pesanti che avevamo) spariscono lasciando la mente libera di apprezzare tutto il bello che ci circonda. Un risultato impegnativo da raggiungere ma uno dei più gratificanti.
Considerato che eravamo soli, non tanto giovani, senza mezza tecnologici (mappe cartacee e cellulari vecchia generazione) abbiamo sempre optato per la prudenza (forse anche troppa), "abbandonando" a volte il percorso ufficiale per percorsi più bassi in caso di brutto tempo e anche per spostamenti con i bus in caso di stanchezza eccessiva. La mancanza di tecnologia ha permesso di avere più contatti umani, chiedendo previsioni e informazioni ai locali che sempre ci hanno dato i consigli giusti e con i quali si è potuta approfondire la conoscenza.
Tutti i gestori dei vari posti-tappa sono stati disponibili e gentilissimi e ci hanno sempre aiutato quando abbiamo avuto piccoli malori, inconvenienti di vario genere o necessità di cambiare l'itinerario.
Un profondo ringraziamento e ricordo a chi mi introdusse alla via dei monti: Giancarlo Molinari, frequentatore del dopo-lavoro-ferroviario di Genova Rivarolo, tennista dilettante, che mi trasformò da ragazzino raccatta-palle a escursionista dell'appennino ligure, accompagnandomi sui nostri sentieri sospesi tra cielo e mare lungo l'arco di tanti anni. Non potrò mai dimenticarlo, a lui dedico questa Traversata.
Sandro LIONELLO